Perchè un anziano dorme sempre?


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Non è raro, né preoccupante, cogliere una persona anziana durante un pisolino diurno. La sonnolenza, nella senilità, è esperienza comune anche quando si presenta durante la giornata.

I problemi sorgono, però, quando il pisolino non si rivela essere un episodio isolato, ma il primo di una lunga serie: si tratta forse di una maggiore necessità di sonno propria della vecchiaia, che deve essere assecondata? Possiamo considerarla un’abitudine salutare? 

Scopri di più sulle abitudini di sonno della terza età e sul perchè gli anziani sembrano dormire sempre

Perchè gli anziani dormono poco? 

Come spiegato in un precedente articolo, con l’avanzare dell’età, si consolida la tendenza a dormire meno profondamente e meno a lungo durante la notte, rispetto a quanto accadeva in passato. Alle persone anziane succede frequentemente di svegliarsi a causa di dolori dovuti all’artrite, alla vescica iperattiva o a una maggiore sensibilità ai suoni o alla luce. Oltre a ciò, il cervello stesso risulta, per colpa dell’età, meno ricettivo rispetto ai segnali di stanchezza e sonnolenza, causando risvegli precoci o addormentamenti tardivi.

Molti anziani compensano queste difficoltà con uno o più sonnellini diurni, che, di per sé, non costituiscono un comportamento rischioso. Ma se invece di godere di momenti di riposo sporadici, si finisce col trascorrere la maggior parte della giornata a letto (qui puoi scoprire anche come scegliere il miglior materasso per anziani), sul divano, o sulla poltrona preferita a sonnecchiare, potrebbe esserci un problema.

In questo caso, è opportuno interrogarsi sulle abitudini legate al sonno, oltre che sui fattori ambientali e di salute che possono causarne la perdita o la compromissione. Solo così potranno essere circoscritte le cause di insonnia o di scarsa qualità/durata del sonno notturno, motivo di un eccesso di sonno diurno.

Disturbi del sonno e letargia diurna negli anziani

La privazione del sonno notturno risulta quindi essere la causa più comune della sonnolenza diurna. Può avere diverse origini: 

  • l’eccessiva assunzione di sostanze stimolanti prima di andare a dormire; 
  • l’uso prolungato di schermi retroilluminati durante la notte;
  • dolori articolari che impediscono un riposo prolungato;
  • e altre ancora, legate all’avanzare dell’età

Anche alcuni specifici disturbi del sonno possono alterare la qualità e/o la durata del sonno notturno, portando alla necessità di dormire durante le ore del giorno. Le più comuni sono:

Apnea del sonno

Uno dei disturbi del sonno più comuni, consiste in interruzioni nella respirazione durante il sonno dovute all’ostruzione – totale o parziale – delle vie aeree superiori.

Le persone con apnea del sonno sono spesso assonnate durante la giornata e possono avere altri sintomi come disturbi della respirazione durante il sonno, mal di gola o mal di testa al mattino, irritabilità e difficoltà di concentrazione.

L’apnea del sonno impedisce di avere un sonno continuativo o riposante, inducendo le persone a “recuperare” con pisolini durante la giornata. 

Sindrome delle gambe senza riposo

Di natura neurologica, colpisce maggiormente le donne, e consiste in un incontrollabile, fastidioso e prolungato bisogno di muovere le gambe. Può rendere difficile addormentarsi, causando, così, un’eccessiva sonnolenza il giorno dopo.

L’irrequietezza agli arti inferiori, infatti, trova sollievo solo attraverso il movimento, rendendo inevitabile l’alzarsi dal letto, anche più volte, durante la notte.

Disturbo da movimento periodico degli arti 

Si caratterizza per movimenti anomali (sobbalzi ripetitivi), crampi e talvolta sensazioni fastidiose agli arti inferiori o, più raramente, superiori, che possono interferire con il sonno. Può verificarsi da solo o a seguito di diabete, lesioni del midollo spinale o altre condizioni mediche. Spesso si presenta in concomitanza con la Sindrome delle gambe senza riposo.

Disturbi del ritmo circadiano del sonno 

Sono causati da una desincronizzazione tra i ritmi sonno-veglia interni e il normale ciclo luce-buio. Chi ne soffre tipicamente presenta insonnia, eccessiva sonnolenza diurna o entrambe. Possono avere diverse cause, tra cui, negli anziani, le più diffuse sono la presenza di stimoli luminosi a compromettere il sonno notturno, la ridotta attività fisica durante la giornata, o la presenza di una condizione medica come l’insufficienza cardiaca congestizia. 

Disturbo del comportamento del sonno REM

Consiste in movimenti o verbalizzazioni improvvisi, aggressivi e violenti che insorgono durante la fase REM del sonno. Particolarmente diffuso tra gli anziani, può verificarsi da solo o, più di frequente, essere associato ad altre condizioni neurodegenerative, come la demenza a corpi di Lewy o il morbo di Parkinson. Comporta un sonno non riposante, e, per questo, è causa di sonnolenza diurna.

Narcolessia

Si tratta di un disturbo neurologico cronico che causa un sonno notturno frammentato e disturbato e un’eccessiva sonnolenza diurna. È caratterizzata da un sonno REM anormale e può indurre improvvisa debolezza muscolare e di tono che porta al collasso del corpo. Gli episodi di sonno diurno hanno durata variabile (da pochi minuti ad alcune ore) e si presentano in prevalenza durante attività monotone, sostenuti da una qualità del riposo notturno insoddisfacente.

Altre cause di sonno negli anziani durante la giornata

L’insonnia e i disturbi del sonno, seppur tra le motivazioni principali negli anziani di letargia durante la giornata, non ne esauriscono, però, la totalità delle cause.

A volte la tendenza a dormire durante la giornata deriva, in età avanzata, da effetti secondari legati all’assunzione di farmaci. In alcuni casi anche la noia ha un peso significativo sulla letargia.

Anche l’idratazione e l’alimentazione scorrette hanno un peso nel determinare sonnolenza, così come lo scarso esercizio fisico. Infine, non si possono non considerare la co-occorrenza di sonno, depressione e demenza.

Effetti collaterali dei farmaci

Alcuni farmaci hanno effetti collaterali che producono alterazioni del ritmo sonno-veglia. Nelle persone anziane queste reazioni sono ancora più accentuate a causa di una diversa metabolizzazione dei farmaci, che si traduce in maggiore suscettibilità a conseguenze come la sonnolenza. 

I farmaci responsabili di ciò sono numerosissimi, da quelli che trattano i disturbi dell’umore, a quelli legati a patologie cardiovascolari, a quelli per disturbi neurologici o per allergie, oltre a molti altri. 

Noia

Con l’avanzare dell’età, le persone possono soffrire di condizioni di salute croniche e di cambiamenti legati all’età che riducono le attività piacevoli in passato realizzabili. Quando le opzioni di svago iniziano a essere limitate, la qualità della vita di un anziano può ridursi notevolmente. A questo si aggiunge il ritiro dal mondo lavorativo e la difficoltà a svolgere attività produttive che tengono, di norma, impegnate le persone per diverse ore. Anche il deperimento del corpo e degli organi sensoriali riduce il godimento che si può trarre dall’ambiente: leggere, ascoltare la radio, svolgere attività che richiedono una manualità fine, o fare una passeggiata possono diventare veri e propri incubi, da piacevoli passatempi quali erano.
In questi casi, gli anziani possono avvertire una stanchezza derivante dall’inattività e dalla noia. In assenza di una routine, di responsabilità e aspettative, può facilmente radicarsi l’abitudine scorretta di trascorrere diverse ore al giorno sonnecchiando.

Alimentazione e idratazione

Anche alimentazione e idratazione scorrette possono indurre il sonno durante la giornata. Mangiare troppo, specialmente se si tratta di cibi grassi o ricchi di zuccheri, rende la digestione difficoltosa: grandi quantità di sangue vengono impiegate nello stomaco e negli altri organi deputati alla digestione per favorire l’assimilazione del cibo, sottraendolo al cervello e determinando, così, senso di debolezza e stanchezza. Anche l’introduzione del corretto apporto di liquidi è altrettanto fondamentale per evitare stanchezza e letargia, pertanto è bene evitare disidratazione o scarsa idratazione.

Esercizio fisico

L’attività fisica svolge un ruolo importante nella prevenzione alla sonnolenza diurna. Il movimento, infatti, aiuta a scaricare la tensione fisica e psicologica, migliorando la qualità del sonno notturno e il tono dell’umore. Un regolare esercizio fisico quotidiano, purché non eccessivo, supporta la regolarizzazione e il rispetto del ciclo sonno-veglia legato all’alternanza tra il giorno e la notte.

Depressione

A causa dei significativi cambiamenti legati all’invecchiamento, molti anziani possono attraversare momenti maggiormente connotati da tristezza e senso di perdita, reagendo con apatia e anedonia. Si tratta di periodi transitori e riconducibili a specifiche cause, che generalmente vengono meno con l’adattamento alla nuova fase della vita. La depressione, al contrario, non è in alcun modo una caratteristica intrinseca dell’invecchiamento. Si presenta come tristezza persistente e diminuzione o perdita della capacità di provare piacere, o dell’interesse a svolgere qualsivoglia attività. Ne soffre il 10% della popolazione anziana, in cui i sintomi depressivi comprendono anche disturbi del sonno e continuativo senso di stanchezza, spesso confusi come segni di altre condizioni. Ciò si accompagna, in alcuni casi, a insonnia notturna, o, più in generale a un’interruzione del ciclo sonno-veglia, con difficoltà a rimanere svegli di giorno, e forte desiderio di rimanere a letto per lungo tempo.

Demenza e sonnolenza

Ben diversa dalla depressione, ma spesso confusa con essa quando si parla di terza età, è la demenza. La demenza è una condizione neurodegenerativa la cui insorgenza è prevalentemente collocata nella terza età. È causa di un’ampia gamma di problemi legati al sonno, specialmente con il progredire del suo decorso. Il deterioramento cognitivo, infatti, comporta alterazioni del ritmo circadiano e grave compromissione della capacità di orientarsi a livello temporale, rendendo difficile mantenere ritmi di sonno notturno costanti. Per questo, recuperare il riposo attraverso il sonno diurno consiste, in alcuni casi, nell’unico modo in cui compensare la perdita di sonno notturno.

Sfortunatamente, non esistono metodi infallibili per aiutare una persona anziana con demenza a garantirsi il riposo notturno, evitando pisolini durante la giornata, e di solito non è consigliata la somministrazione di sonniferi. Nonostante ciò, pianificare una routine, che includa attività coinvolgenti durante la giornata, può essere una buona strategia per incoraggiare sane abitudini di sonno. Programmazione e regolarità possono essere ausili efficaci nell’aiutare l’anziano a rimanere orientato.

Conclusioni

Con questo articolo abbiamo compreso che molte ore del giorno trascorse a dormire nelle persone anziane possono essere chiari segnali di allarme di un malessere sottostante.

Possono, infatti, nascondere insonnia notturna o disturbi del sonno; essere legate a effetti collaterali di farmaci, a una routine poco stimolante, a cattive abitudini alimentari o motorie; possono essere, infine, conseguenti a disturbi dell’umore o a una degenerazione neurocognitiva come nella demenza.

Il miglior intervento, in questi casi, è quello strutturato a partire dall’individuazione della causa o delle cause: dopo aver circoscritto l’origine dell’ipersonnia, potranno essere formulate risposte specifiche, anche con il supporto del medico di medicina generale.

Si potranno, così, prevenire eventuali complicazioni legate all’eccessivo sonno diurno come malnutrizione, disidratazione, ulcere o assunzione irregolare di farmaci fondamentali per la salute della persona, e garantirne un più generale benessere psico-fisico

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